di Mario Donizetti
La Critica del Giudizio e la Critica della Ragion Pura di Kant, così come l’ Estetica di Hegel sono il punto di partenza dell’informalismo moderno.
Il fondamento per il quale nel secolo scorso si sono ignorate le problematiche figurative discende dalla accettazione dei principi esposti nella “Critica della Ragion Pura” di Emanuele Kant, dove il concetto di spazio non è empirico ma dato a priori. Quindi pensato, ma non percepito. Come recita anche Cartesio.
Ma oggi le ultime ricerche sul cervello danno la certezza che il pensare un oggetto è il semplice percepire stesso dei sensi. Lo spazio è, per la scienza, oggettivo e fisico, non dato a priori, ma empirico e a posteriori.
Oggi non si può più pretendere che il pensato venga comunicato senza la figurazione empirica di cui è costituito
L’informalismo artistico è in ritardo sui tempi.
Emanuele Kant nella “Critica della Ragion Pura “ dice: “che un corpo sia esteso è una proposizione che vale a priori e non è un giudizio di esperienza. Infatti, prima di passare all’esperienza io ho tutte le condizioni del mio giudizio già nel concetto” (Kant, Laterza pag. 47,).
Rispondo: se i corpi non fossero estesi, non sarebbero pensati. Il termine “corpo” e il termine “esteso” sono sinonimi e allora i due concetti sono uno solo. Così la proposizione “i corpi sono estesi” è empirica, perciò data a posteriori.
È anche certo che le sinapsi neuronali si attivano solamente mediante percezione sensibile e mediante la memoria delle percezioni sensibili. Quindi nell’intelletto noi vediamo l’inesistenza di concetti dati a priori.
La tesi kantiana è possibile solamente se si presuppone che lo spazio non è fisico.
L’illusione che lo spazio non sia fisico fa da premessa alla deduzione che il concetto di spazio sia puro a priori e allora, erroneamente, si deduce che i corpi fisici non sono spazio, ma sono nello spazio.
Infatti Kant dice: “Noi ci rappresentiamo gli oggetti come fuori di noi e tutti insieme nello spazio” (Kant, op.cit. pag.68).
“Lo spazio non è una forma delle cose” (Kant, op. cit. pag.74). Nonostante questo Emanuele Kant ammette “che se non fossero percepiti esseri estesi non ci si potrebbe rappresentare né anche lo spazio” (Kant, op. cit. pag.282).
Kant sostiene che la cartesiana “cosa estesa” non è pura come lo è il concetto a priori di estensione. Così gli artisti informalisti tolgono dalla rappresentazione della realtà le cose estese per raggiungere quel concetto puro di spazio dato a priori, lasciando in parte inascoltato il loro maestro.
Oggi si dimostra sperimentalmente che la struttura del cervello è dettata dalla struttura della realtà esterna al cervello e che la realtà della cosa e l’idea della cosa sono lo stesso.
I filosofi hanno gratuitamente immaginato l’esistenza innata, o delle idee di “specie“, o delle categorie “a priori” perché mancava loro la prova sperimentale della verginità del cervello plastico che è in grado di costruirle a posteriori.
Così oggi, il rifiuto dell’ informalismo è definitivo grazie alle scoperte scientifiche e diventa attuale e veramente moderna l’antica proposizione tomista che dice: “non vi è nulla nell’intelletto che non sia stato prima nei sensi”.
E, oggi, se non si vuole che la decadenza sia irrimediabile è necessario cercare un rimedio all’errore dovuto alla buona fede di un grande filosofo come Emanuele Kant.
Confortati dall’antica intuizione tomista, confermata dalla moderna attuale scienza come assoluta verità, è necessario oggi che la parola venga tolta al libertinismo soggettivista informale, che venga tolta alla gratuità personale, per restituirla al progetto etico della promozione naturale e sociale. Chi volesse oggi prescindere dalle verità scientifiche raggiunte con immensi sacrifici mediante esperimenti, riflessioni e meditazioni deve essere considerato fuori dal tempo e lontano dalla sacralità di tutto il corpo sia personale che sociale.
Certo è faticoso il ritorno al lavoro dopo un secolo di divertimenti estetici e di furto ai danni di chi ha operato nella faticosa realtà dei sensi. Ma non è più lecito nel nome del soggettivismo vivere gratuitamente a spese del lavoro degli antichi nostri padri nella strada segnata dalla nostra comune antica madre natura. Non è più tollerabile il dileggio rovesciato sulle persone che amano la storia delle nostre civiltà. Gli errori dottrinali che producono decadenza devono essere finalmente denunciati, essi sono responsabili anche dell’attuale crisi economica perché la produzione di oggetti inutili, gratuitamente soggettivi e personali, si è ritorta oggettivamente a danno di tutti.
L’errore kantiano tanto reclamizzato dall’idealismo hegeliano e approdato al nichilismo è, da parte mia, sotto condanna morale. La vita di ognuno di noi deve essere tesa alla costruzione di valori etici, e questo è possibile solo mediante valori tecnici in rapporto di analogia con le natura sensoriale. Su questa base da alcuni anni ho la felicità di vedere l’inizio del tramonto dell’informalismo ad opera di pochi rivoluzionari e di quegli allievi che dalle mie lezioni tecniche e teoretiche sia personali che diffuse via internet hanno raccolto – e raccolgono – il messaggio della verità della figurazione. Fra questi allievi c’è Giuliana Susterini che, dopo travagliate esperienze, lunga meditazione e riflessione culturale sta costruendo, con le mie nuove tecniche (la tempera a tuorlo d’uovo velata con colori organici naturali e verniciata, e il pastello su tela velato encaustizzato e verniciato) le prime e più difficili testimonianze di stile personale basandolo su un attento, paziente, costante studio del disegno, che le ha consentito la realizzazione di un ormai considerevole numero di fogli.
Questo etico impegno io spero venga sempre più assunto da nuovi artisti.
Mi aspetto che sui fondamenti scientifici – e senza romantici ritorni di stile – gli artisti siano in grado di proporre nuove realtà estetiche.